Omelia sul Vangelo
Solennità di Cristo Re – anno C
24 Novembre 2013
Salvarsi o salvare?
Scelta suggestiva quella di proporre il Vangelo di questo poveraccio accanto a un altro poveraccio, entrambi morenti, in un dialogo che, da solo, vale tutto il cristianesimo, proprio nel giorno in cui la Chiesa proclama Cristo Re e Signore dell’universo.
Un re lo riconosci dallo stile e dal contorno, dagli abiti, dalla residenza, dai servi e dagli attendenti che ne costituiscono la corte. Chi legge questa pagina di Luca, nel giorno della Solennità di Cristo Re, può solo chiedersi stupito: “E questo sarebbe un re?”.
Omelia sul Vangelo
della 33ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
17 Novembre 2013
È tutto un trucco
Siamo alla fine di un anno e la Chiesa ci mette di fronte a una nuova rivelazione di Cristo, il suo segreto. Rivelazione è re-velatio, togliere il velo, farlo cadere... Scoprire le cose per vedere cosa vi è sotto davvero.
La scena del Vangelo odierno è nota; sono tutti lì in ammirazione per la bellezza e la solidità del Tempio, considerato una delle meraviglie del mondo. Monumento di solidità e di resistenza, esempio della genialità umana e della sua potenza progettuale, esecutiva. Gesù se la ride, quasi. “Vi pare uno spettacolo? Cadrà tutto...”.
E usa un’espressione proverbiale. “pietra su pietra”.
Questo è un modo di stare al mondo e di interpretare la vita, anche la vita della Chiesa: pietra su pietra. I nostri progetti, le nostre mirabolanti idee, tutte le strategie pensabili. Cadrà tutto. In alcuni Salmi vi è un’ironia da brivido al riguardo dei calcoli, dei piani e delle cospirazioni umane : “Se la ride chi sta nei cieli” (Salmo 2).
Omelia sul Vangelo
della 32ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
10 Novembre 2013
Gesù e le domande
Ci siamo già fermati varie volte a considerare lo stile abituale di Gesù nei confronti delle domande. Non dimentichiamo che è un Rabbi e che la relazione con questi maetsri d’Israele si basava sulle domande, dei discepoli, ma anche della gente; degli oppositori, dei membri di altra corrente. E si tramandavano le domande e le risposte: “Fu chiesto al maestro tale...la questione tale... e rispose...”. Così cresceva lentamente il patrimonio della spiritualità ebraica.
Per questo anche il Vangelo riporta spesso domande e risposte come trama di certi incontri o come sintesi della dottrina di Gesù. Interessante studiare l’atteggiamento di Gesù verso le domande umane. Ce ne sono alcune che non sono domande e ce ne sono altre che contengono già nelle basi un incastro, a imbuto. Comunque rispondi cadi nel ridicolo o nell’errore. Ad alcune non risponde, altre le rigira, altre ancora le porta ad un livello diverso di trattazione, in genere smascherando i presupposti truccati delle stesse.
Omelia sul Vangelo
della 31ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
di don Bruno Maggioni
27 Ottobre 2013
L'incontro con Dio è un dono
Luca descrive il personaggio Zaccheo con cura: è l'esattore capo della dogana di Gerico, zona di confine della provincia romana. Ha al suo servizio dei dipendenti ed è molto ricco. Gli esattori vengono considerati alla stregua dei pubblici peccatori e i giudei osservanti li evitavano ritenendoli impuri. Zaccheo è un «caso difficile» anche per il vangelo perché è molto ricco. Nell'episodio precedente del giovane ricco Gesù ha detto: «E' più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli» (Lc 18,25). Tuttavia c'è una differenza tra Zaccheo e il giovane ricco. Zaccheo viene considerato da tutti come un peccatore, ed egli stesso è pronto ad ammetterlo. Non può affermare, come invece il giovane ricco: «Tutte queste cose le ho osservate fin da ragazzo» (18,21). Zaccheo è consapevole di essere peccatore e sa di aver bisogno del perdono. Piccolo di statura, Zaccheo si arrampica su un albero per vedere Gesù. Gesù lo scorge e gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».
Omelia sul Vangelo
della 30ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C
27 Ottobre 2013
Quello che sei, sei
Al mondo puoi anche sembrare bello o passabile. Ma davanti a Dio quello che sei, sei, senza trucchi: un poveraccio. Figlio, ma poveraccio. Allora quanto sei ridicolo se disprezzi un tuo fratello nelle stesse condizioni? Tu sei come lui e lui come te.
Non dimentichiamo che questo è il motivo dichiarato della parabola: Gesù la dice per coloro che “disprezzavano gli altri”. Quello che incuriosisce e irrita il Signore e lo muove a fare lezione è la tentazione del disprezzo che ha una radice indiscutibile: sentirsi giusti. Questo è il punto: sentirsi giusti, che è la farsa di chi invece è peccatore. Come dichiararsi a sinistra quando si è a destra o svegli mentre si dorme. Quello che sei, sei.
Negli anni del catechismo -non saprei perché- ci veniva instillata una naturale antipatia verso il fariseo, con tanto di pezze d’appoggio: guardate come si sente sicuro, si erige, si vanta; sì, ha le carte in regola, ma giudica un poveraccio. Che schifo...
E ricordo che si esaltava il pubblicano il quale, nonostante la sua situazione di peccato, era più gradevole presentandosi per quello che era, senza fingere.
Mi ci sono voluti molti anni, tante esperienze, una infinità di errori, sia personali che altrui, per arrivare a capire un pezzetto in più di questa splendida parabola del Signore Gesù. E questo mi pare giusto chiedere ad ogni pagina del Vangelo: Signore aprimi a quel passo in più che è necessario per capirti. Non la folgorazione di chi crede che ha colto tutto, ma l’umile certezza di aver captato un grado di luce in più.