Omelia sul Vangelo

 della 27ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

C27-w6 Ottobre 2013

Una forza inimmaginabile, per chi ce l’ha

L’immagine usata da Gesù nel Vangelo odierno non poteva essere migliore per dire l’incredibile; perché è incredibile che uno dica a un gelso: “srádicati e vai a piantari nel mare”, ma ancora più incredibile è che il gelso obbedisca... La vita che obbedisce alla fede è la sopresa alla quale ci introduce il vangelo ad ogni passo. Ma obbedisce alla fede se c’è.
La risposta di Gesù ai suoi discepoli non lascia molti dubbi; ha appena parlato di perdonare sempre e comunque, ogni volta che il fratello ammetta la sua colpa e chieda il perdono e la cosa sembra eccessiva per le piccole riserve di fede dei suoi discepoli. Così gli chiedono di aumentare la loro fede. E lui? Lui li mette di fronte al vero.
Voi la fede non ce l’avete, amici; mi chiedete di aumentarla  e quindi siete sicuri di averne almeno un po’. Ma non avete neppure quel poco, la fede è un’altra cosa. Quando c’è, per piccola che sia, fa cose inimmaginabili. Se non è fede, per quanti abbellimenti e ritocchi potete effettuare, rimane quello che è.

Il Vangelo è la rassegna della fede. C’`quella di Pietro e c’è quella della donna che non riesce a guarire da un’emorragia, c’è la fede dei parenti del paralitico e quella del cieco nato, la fede del centurione e quella del lebbroso, alla fine anche la commovente fede del ladrone che strappa al Re in Croce l’ultimo e il più bello dei regali, il Paradiso.
Si tratta sempre di fede, anche se i modi di esprimerla sono tanti quanti sono gli esseri umani perché la fede è saper accogliere con fiducia la parola di Gesù, accordandogli credito. Arriva in mille modi, diversi e sorprendenti. Il contatto si stabilisce a partire da quanto siamo disposti ad apprezzare Dio quando si affaccia nella nostra vita, con effetti sorprendenti come il gelso che si sradica e va a piantarsi in mare. Qualcuno rilegge il suo passato e lo trova miracolosamente fortunato, altri si buttano in ginocchio e confessano le loro colpe, c’è chi guarisce da malattie croniche e invincibili e può anche succedere che uno appeso in croce veda Dio nel morente della croce accanto perché capisce che c’è morte e morte. Tanto fa la fede e molto di più. Rendere umili i superbi, detronizzare i padroncini, svuotare le mani ai benestanti e riempire le mani dei poveracci; anche Maria l’aveva cantato nel Magnificat: questo succede a chi apre la porta a Dio. Mondi capovolti.
Facile il difficile, profumata la puzza, beati i poveri, possessori i miti. Questa è la filigrana del Vangelo, dove ad ogni pagina si dicono due cose della fede: ce l’hanno quelli che non ti immagini, mentre la ostentano quelli che non la conoscono neppure. E tu?
Certo c’è la fede e ci sono i suoi preamboli, le condizioni, una sorta di apertura alla fede; anche Gesù un giorno disse del centurione “non ho mai trovato una fede così grande in tutto Israele” mentre un altro giorno aveva detto a uno scriba “non sei lontano dal regno di Dio”. Un conto è il tesoro e un conto è la strada per arrivarci, che magari è già luminosa, ma manca un pezzo...
La cura della fede è la stessa che esige il seme: sta nel tuo giardino come qualcosa che non hai messo tu, perchè ti è venuto incontro il Signore, sempre. Che cresca o meno dipende te, nella pulizia che farai del giardino, da tutte le scimmiottature della fede vera.

padre Fabio, guanelliano