Questa spiritualità segna la pedagogia di don Guanella: il "vieni e vedi" lo si stabilisce con Cristo povero, coabitando con lui, facendo casa e famiglia con lui. Naturalmente al centro di questa convivenza c’è posto solo per un rapporto preventivo, per evitare ogni male, curare e procurare ogni bene, perché il cammino della vita si schiuda alla salvezza. Dominante in questo rapporto è il cuore misericordioso, aperto all’accoglienza, alla comprensione, al perdono quando è necessario, al dono totale di sé. L’amore è paziente e accetta ogni tempo di attesa e di gradualità.
Anche la sua teologia morale e l’ascetica vi rientrano, secondo una maniera propria e caratteristica. Bisogna infatti valutare l’azione compiuta da uno di questi poveri alla luce di Dio, e allora tante cose, che a noi sembrano gravi e che valuteremmo con severità, viste dal punto di osservazione proposto, perdono ogni peso: non c’è da adirarsi o da castigare, dove Dio non è per nulla offeso. La scuola gli aveva insegnato i tanti gradi di perfezione che vi sono nelle cose e nel valore delle azioni; ed egli se ne fa un programma di azione, stimolante ma benevola, chiedendo sempre qualcosa, ma senza pretendere da tutti una misura unica. Vedeva la grandezza e il dono di Dio creatore tanto nel seme che si sviluppa in un filo d’erba, quanto in quello che cresce fino a pianta enorme, realizzando in maniera diversa tutta la potenzialità ripostavi dal Creatore. «Che importa a te che a coltivare il tuo campo il Signore ti mandi strumento di ferro piuttosto che uno d’argento o d’oro?».
In questo quadro, solidamente teologico e profondamente umano, don Guanella colloca sé e i suoi confratelli religiosi. Diventa comprensibile e anzi necessaria la spirale di formazione, partita dalla base della carità pura del catechismo fondamentale, ampliata a tutti gli interventi materiali, umani, giuridici, pedagogici del gruppo di scritti intermedi e chiusa nel ritorno alla carità resa più umana, cordiale, intensa e affettiva, nel lungo cammino attraverso il dolore. La paternità di Dio, profondamente inchinato sull’uomo, è divenuta il suo annuncio e il suo carisma: il dono che per mezzo ed esempio suo Dio ha riproposto ancora una volta alla sua Chiesa.
Don Piero Pellegrini, guanelliano