Omelia sul Vangelo

 della 31ª Domenica del Tempo Ordinario - Anno C

XXXI domenica-anno-cdi don Bruno Maggioni

27 Ottobre 2013

L'incontro con Dio è un dono

Luca descrive il personaggio Zaccheo con cura: è l'esattore capo della dogana di Gerico, zona di confine della provincia romana. Ha al suo servizio dei dipendenti ed è molto ricco. Gli esattori vengono considerati alla stregua dei pubblici peccatori e i giudei osservanti li evitavano ritenendoli impuri. Zaccheo è un «caso difficile» anche per il vangelo perché è molto ricco. Nell'episodio precedente del giovane ricco Gesù ha detto: «E' più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli» (Lc 18,25). Tuttavia c'è una differenza tra Zaccheo e il giovane ricco. Zaccheo viene considerato da tutti come un peccatore, ed egli stesso è pronto ad ammetterlo. Non può affermare, come invece il giovane ricco: «Tutte queste cose le ho osservate fin da ragazzo» (18,21). Zaccheo è consapevole di essere peccatore e sa di aver bisogno del perdono. Piccolo di statura, Zaccheo si arrampica su un albero per vedere Gesù. Gesù lo scorge e gli dice: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua».

Si noti la delicatezza delle parole di Gesù: non dice «scendi subito perché voglio convertirti», bensì: voglio essere tuo ospite. Gesù sembra farsi bisognoso per avere, poi, la possibilità di perdonare. L'iniziativa è di Gesù ed è gratuita, tuttavia si inserisce in una disponibilità dell'uomo. L'incontro con Dio è sempre al tempo stesso un dono e compimento di una ricerca, esaudimento di un desiderio. Zaccheo desidera vedere Gesù e poi, interpellato, è pronto ad accoglierlo («in fretta scese e lo accolse in piena gioia»). L'incontro con Gesù cambia la vita di Zaccheo. Gesù veramente non dice nulla a Zaccheo ma questi comprende: «Ecco, Signore, do la metà dei miei beni ai poveri, e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Il pubblicano Zaccheo diventa così la figura del discepolo cristiano che non lascia tutto, come invece altri chiamati, ma rimane nella propria casa, continuando il proprio lavoro, testimone però di un nuovo modo di vivere: non più il guadagno al di sopra di tutto, ma la giustizia («restituisco quattro volte tanto») e la condivisione con i bisognosi («dò la metà dei miei beni ai poveri»). C'è il discepolo che lascia tutto per farsi annunciatore itinerante del Regno, e c'è il discepolo che vive la medesima radicalità restando nel mondo a cui appartiene