resurrezioneDOMENICA DI PASQUA NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE – anno B

8 Aprile 2012

Dal male per interesse al bene senza motivo

            La parabola mi pare essere questa. La Pasqua ci raggiunge come una risposta assurda ad una domanda assurda; di fronte al male del mondo e dell’uomo Dio mette il suo bene irragionevole e sproporzionato. Irragionevole perché quel bene non ha nulla a che vedere col male a cui risponde, è di un’altra pasta, segue altri percorsi, cerca altri fini, una sorta di scompiglio nella traiettoria del male. Sproporzionato perché bastava molto meno.

            Di fatto c’è un canto antico che gli Ebrei eseguono solitamente per la Pasqua, il DAYENU. Letteralmente significherebbe: sarebbe bastato, sarebbe stato sufficiente, era già troppo. Ogni strofa, martellante dice: Signore tu ci hai fatto questo o quello, ma se anche avessi fatto molto meno per noi…DAYENU, ci sarebbe bastato.

            Se Dio ci avesse amati molto meno di quanto ci ha amati, sarebbe bastato.

            Dal male per interesse al bene senza motivo. Dio raggiunge la sua creatura con la Pasqua offrendo la Risurrezione su una traiettoria di morte; tu metti sul piatto le tue azioni e le tue parole mortifere e lui le contrappesa con la vita e una vita che è ormai indistruttibile. Tutto questo, però, passa attraverso la cruna dell’ago: il Venerdì Santo, che rappresenta nella storia della liberazione dell’uomo un vero e proprio delirio.

            Gesù stesso, per descrivere questa vile pazzia, porrà una domanda paradossale:

“Se trattano così il legno verde, che sarà del legno secco?”. L’immagine è strepitosa. Solitamente, per accendere il fuoco si usa la legna secca, perché brucia rapidamente, mentre solo uno sciocco accenderebbe il fuoco con la legna verde. È troppo viva, fa fumo, non prende, non serve per il fuoco la legna verde.

            Cioè: se trattano così l’innocente che succederà contro i colpevoli?

Se l’uomo riesce ad accanirsi così brutalmente, perdendo il controllo e senza alcun freno, di fronte a chi “non ha fatto nulla di male”, che farà quando avrà una ragione per scatenarsi? Come si sfogherà quando avrà una scusa per farlo?

            Su questo delirio, il dono fresco della Pasqua con un sepolcro aperto. Nulla è più chiuso di un sepolcro. Se c’è un immagine al mondo che meglio renda l’idea del chiuso è la tomba. Dio ce la fa trovare aperta e vuota. Doveva dirci di più?

            Con la Pasqua cambia in radice l’idea della morte. Arrivi e riparti, non ti fermi più sul sepolcro. È vuoto. Se lo stai cercando devi metterti a camminare per trovarlo. Lì non c’è. La morte punto di partenza e non di arrivo.

            Naturalmente il bel racconto di Pasqua nella versione di Marco ci mette di fronte le donne prima meravigliate, poi impaurite, poi incredule. Certamente: come si fa ad incassare un colpo così? Anche la gioia, quando è troppa, sorprende e può fare paura.

            Dice il Canto del DAYENU:

            “Signore, tu hai separato per noi le acque del Mare e ci hai fatti attraversare all’asciutto. Se anche ci avessi separato le acque senza farci passare all’asciutto… Dayenu! Ci sarebbe bastato…

            Signore, tu ci hai fatti passare all’asciutto e hai fatto affogare i nostri nemici;

se anche ci avessi fatti passare all’asciutto senza far affogare i nostri nemici… Dayenu! Ci sarebbe bastato…”

            Se Dio ci avesse dato molto meno di quanto ci ha dato, sarebbe bastato. Se quelli che ci hanno amato e ci amano ci avessero dato molto meno, Dayenu. Ci sarebbe bastato!

            Siamo insaziabili, insoddisfatti. Quasi sempre ingrati. Mai capaci di dire basta. Questa, probabilmente, è una delle ragioni della nostra inquieta infelità.

            Quanto è importante nella vita imparare e insegnare a dire basta.

Eccoti la Risurrezione. Tu mortale e mortifero su una strada che ormai se la ride della morte. Ti basta?

padre Fabio, guanelliano