solennita-del-corpus-dominiVangelo della Domenica

CORPUS DOMINI – anno B
10 Giugno 2012

Un secondo Giovedì Santo?

Quando eravamo piccoli, al catechismo, era questa l’idea che passava a proposito del Corpus Domini: una Festa tradiva che ha assunto una forte carica devozionale, di stampo nord europeo e con radici medievali, più o meno creata per ricalcare il Giovedì Santo. Esprimo solo un disagio e lo metto in apertura, come invito più che come polemica: nonostante tutta la devozione al Corpo e Sangue del Signore, al popolo è ancora quasi sempre e quasi ovunque negata la partecipazione alla coppa del Signore, così altamente proclamata e venerata nella celebrazione. E questo –non ci si può credere!- per motivi ‘pastorali’. Quando i motivi pastorali dovrebbero obbligarne e non scoraggiarne la partecipazione!

Prese il pane, lo spezzò e lo diede loro

È il gesto che andrebbe posto a venerazione, non meno del pane. Il gesto dello ‘spezzare’ in tanti pezzi e del distribuire a tutti. Perché quello è il gesto che compie il miracolo dell’unità: il pane è unico, viene spezzato, a ognuno il suo pezzo e quel gruppo di diversi e divisi diventa un popolo unico. Popolo unico, che stringe un patto con Dio, attraverso l’offerta del Figlio. Il gesto del pane spezzato, che poi è immagine del farsi spezzare. Liberamente. Come il gesto del passare la coppa che è immagine del Figlio che si lascia passare la coppa dal Padre. Lasciarsi offrire il calice dal Padre e dire di sì. Per amore.

Tutti. Prendetene ‘tutti’ e mangiatene ‘tutti’.

Se c’è una ragione per cui l’Eucaristia è il gesto dei gesti, sia per Cristo che per noi; se esiste un motivo per cui non c’è un culto più alto nella vita dei credenti è tutto in questa martellante parola che lambisce la Cena del Signore da ogni lato: TUTTI.
Quanto dovremo ancora crescere per capire che il gesto della Cena è la sintesi di tutta una vita? Svela la verità di Gesù, la sua tensione interiore, il punto fermo nell’anima. Detto in due battute: non esistono esclusi e lontani nell’amore di Dio; nessuno primo, nessuno ultimo. Soprattutto, nessuno fuori.
Quando le prime comunità celebravano l’Eucaristia non scorgevano solo la presenza di Dio, ma la presenza di un volto di Dio molto preciso: era il Dio di tutti, il Dio per tutti. Per il quale non vale neppure l’autoesclusione. Come se non l’ascoltasse.
Ciò che è veramente interessante, nel Vangelo in genere e nel racconto di Marco in particolare, è il ‘quadro’ in cui viene incastonata la narrazione della Cena di Gesù: un contesto di abbandono e di tradimento, una serpeggiante infedeltà immeritevole. La menzione, poi, dei trenta denari tinge anche il tutto di meschino.
Appare chiaro che lasciarsi spezzare e farsi passare il calice dal Padre sono un gesto ostinato. Tu dici no e lui dice sul tuo no.

Nella notte in cui veniva tradito

Qui mi pare di scorgere il tocco di Dio. Perché senza questa cornice di infedeltà in fondo sarebbe poco più che un gesto eroico, una tantum. Ammirevole, ma degno della cronaca, non gravido di futuro.
Perché la tradizione cristiana ha voluto fissare per sempre questa macchia della “notte in cui veniva tradito”? Perché quel dono non fu solo dono, ma fu per-dono. Quasi include il tradimento, quasi lo suppone. Una sorta di requisito perenne delle nostre Messe, nel senso che anche se vedessi un mondo rovinato io sono chiamato a celebrare l’Eucaristia perché Dio vuole bene a un mondo fatto così. Magari un mondo cattivo, ma è quello che lui ama e per cui muore. Potrò anche indignarmi per la cattiveria del mondo, ma mi è chiesto di provarne profonda simpatia perché è il mondo che Dio ama. Che lo meriti o no, non è questione che abbia riguardato l’Onnipotente; per lui il merito non ha valore alcuno, anche se in molte scuole europee si insegue ora questa direzione…
Tutta la novità cristiana sta o cade su questo punto: l’amore disinteressato, che può anche dare fastidio  e a cui nessuno crede. Qualcuno, invece, ne resta incantato e magari si converte. Comunque Gesù è stato mandato a morte per questo. Per la non ovvietà della sua vita; in fondo se tu ami chi ti ama e odi chi ti odia, non sei per niente originale, dato che è la cosa più ovvia e corrente. Se uno invece inverte la marcia allora è originale e dice la cosa nuova. Eccolo il Vangelo: la cosa nuova, che a ben guardarci è anche bella. Perché ci pensi? Magari ti tocca anche a te questa botta di fortuna di essere amato quando non lo meriti. E chi l’ha messa in circolo questa cosuccia?
Questo è il Corpo da adorare e da portare in processione.

 

padre Fabio, guanelliano