trinitadVangelo della Domenica

SS.MA TRINITA’ – anno B
3 Giugno 2012

“Mi è stato dato ogni potere, dunque…andate”, dice Gesù.
Abbiamo già accennato qualche settimana fa del potere di Cristo.
Quando Gesù aveva guarito il paralitico, perdonandogli anche i peccati, Matteo dice che la gente “glorificava Dio per aver dato un simile potere agli uomini”. Il potere di riconciliare e di purificare; il potere di sanare e di guarire. Un potere per il bene, tutto volto al recupero e alla integrità dell’altro. Questo potere viene affidato agli undici: ne manca uno; è una ‘chiesa in partenza’ ed è monca, se ne è già perso per strada uno e in che modo! A questa comunità zoppicante è dato il potere di Cristo. Come esercitarlo?

“Battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e del Santo Spirito”, dice Gesù.
Come raggiungere “tutte le genti” col potere di Cristo? Battezzandole (che in greco significa ‘immergendole’) nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. C’è da immergere le genti nella storia incredibile che la Bibbia racconta, una storia da brivido che ha al centro un uomo tornato vivo dalla morte. In gergo la chiamiamo ‘la storia della salvezza’; è la storia dell’umanità raccontata da Dio stesso, come un padre che dicesse a suo figlio: “Vieni, ti dico tutto di noi, di te, di quello che c’è stato; così non sei più uno spaesato, ma potrai orientarti”.

Due cose di questa storia le sappiamo tutti, da sempre             
Anche i più rozzi nella conoscenza della fede hanno sentito almeno una volta queste due parti del racconto, fin dagli anni lontani del catechismo. La prima: il Dio dei cristiani è Trinità, si tratta di tre persone legate intimamente fra loro, grazie al quale il mondo esiste, è stato salvato ed è destinato al bene. La seconda: questo Dio in tre persone è amore; l’unica cosa che fa è amare: pensa per amore, crea per amore, rimprovera per amore, ferma o spinge per amore. Per cui Dio è amore e amore in tre modi: amore il Padre, amore il Figlio, amore lo Spirito Santo.
Una lettura sintetica della Bibbia ci dà anche le chiavi per individuare questi tre modi in cui Dio ama, per dirci cosa sia l’amore nella sua verità profonda, a noi che pure amiamo e maestri in questo campo non ne conosciamo. Facciamo corsi di ogni tipo; dalla patente, alla sicurezza, all’esperienza del parto… L’unica vera istruzione che servirebbe per essere persone vere non la riceviamo se non per contagio; e spesso per contagio si trasmettono virus pericolosi.

Il Padre è l’Amante
Nelle Scritture il Padre è Colui che da sempre comincia, l’origine. Lui rompe il ghiaccio e apre cammino; da lui partono le prime mosse. Il Padre nella Bibbia è la fonte, la sorgente, l’inizio senza motivo delle cose. La gratuità, per dirla con una parola che va di moda. Cosicchè dell’amore ci dice che è anzitutto un fare il primo passo, rompere gli indugi, muoversi per primi. Nella Trinità il Padre è l’Amante, colui che da sempre prende ad amare.

Il Figlio è l’Amato
Se il Padre è l’Amante, il Figlio è l’Amato e dell’amore ci dice che è accoglienza, recettività, gratitudine. La storia del Figlio ci ricorda che se è divino fare il primo passo e iniziare ad amare, non è meno divino farsi amare ed accogliere l’amore, anzi almeno nella nostra esperienza umana lasciarsi amare è spesso più doloroso e impegnativo che intraprendere l’iniziativa.

Lo Spirito è l’Amore
“Fons vivus, ignis, caritas”
così lo chiama l’antico Inno del Veni Creator: fonte viva, fuoco, amore. Sì, amore: vincolo tra l’Amante e l’Amato, frutto della loro relazione. Cioè il modo di amarsi del Padre e del Figlio sono quello che noi chiamiamo ‘amore’. Da sempre nella tradizione cristiana lo Spirito è colui che fa da ponte tra il Padre e il Figlio, colui che li unisce nella loro diversità. L’opera dello Spirito è eternamente quella di ricomporre e conciliare, mettere in dialogo. Dell’amore lo Spirito ci dice che è questa armonia di ciò che è diverso; l’arricchimento reciproco di ciò che, per sua natura, potrebbe creare anche guerra, opposizione, dualità.

“Vedendolo lo adoravano; alcuni però dubitavano”.
Di fronte alla visione del Cristo nella gloria che trasmette il suo ‘potere’ ai discepoli questa è la reazione: chi adora e chi dubita. La Parola di Gesù e la sua stessa vita sempre si presentano con questa duplicità: da un lato una promessa di portata immensa, dall’altro una cornice modesta; Gesù è l’immagine della gloria di Dio che illumina tutto e tutti, ma è una gloria rivelata ai piccoli, ai poveri. Davanti ad essa bisogna sempre aprire gli occhi e può suscitare adorazione, obbedienza, sottomissione libera oppure suscitare ritegno, timore, distanza.
Torna il tema dell’umiltà in cui Gesù si è presentato in mezzo agli uomini. Come uno che si occupa di persone poco interessanti e che perde la testa per cose e persone di poco conto, debole, incapace di sconfiggere i nemici. Questa umiltà produce due effetti opposti: aprire gli occhi e riconoscere la potenza di Dio, oppure non capire perché mai Dio si rivela così.
Una divisione che non è fuori di noi, ma che portiamo dentro: in noi c’è una parte che dice “Signore ti adoro” e una parte che dice “Ma perché devo credere?”.
Affiora la nostra povertà e l’impotenza radicale di uscirne, se non affidandoci ancora una volta al suo amore e alla sua pazienza: “Signore, lo vedi; come facciamo ad adorarti se tu non ci apri gli occhi?”.

                                                                                                                   padre Fabio, guanelliano