Vangelo della Domenica
PENTECOSTE – anno B
27 Maggio 2012
Da chi ti fai dire la verità e annunciare il futuro?
Il credente riconosce la presenza e il passo dello Spirito di Gesù, donato con la Pasqua, dai miracoli della sua azione. Vuoi sapere cosa è disposto a fare lo Spirito in te?
“Darà testimonianza di me”, dice Gesù.
C’è un dibattito aperto tra Cristo e la storia; secondo San Giovanni è un vero e proprio processo in cui Gesù è l’imputato. E il credente? In questo dibattimento processuale che vuole Gesù condannato permanentemente, il credente come fa a decidersi? Chi lo aiuta? Ecco lo Spirito che gli difende Gesù nel cuore e lo rende capace di disobbedire al mondo. Che opera straordinaria questo primo segno dello Spirito: aiutarci a dire no al mondo per fidarci di Cristo. Non ci riesci per tua bravura, non per affinità o per intuito, non per convenienza, ma grazie al suggeritore. Lui non decide per te e non fa le cose al posto tuo, ma parla al tuo orecchio e ti consiglia.
Questo elemento del suggeritore fa riferimento al diritto antico degli ebrei per i quali, durante i processi, non parlava l’avvocato, come avviene oggi per noi, ma l’imputato; tutti però avevano diritto a chiamare presso di sè (ad-vocare) un eventuale suggeritore. Ora ‘ad-vocatus’ latino in greco è ‘paracletos’. Per cui lo Spirito Paraclito è lo Spirito scelto come suggeritore per prendere le difese di Cristo dentro di noi. Gesù, nella sua bontà mi ha dotato di un suggeritore, perché io non debba rispondere vivere da solo l’eterno processo che vuole mettere fuori campo Gesù, incolpandolo.
“Vi guiderà a tutta la verità”, dice Gesù.
Tutta la verità. La verità intera. Perché quella che raggiungo da me è vera, ma è frammento e il frammento può distorcere la visione delle cose.
Lo Spirito del Signore Gesù mi guida alla visione totale, panoramica e profonda, della realtà, mi fa cogliere i pezzi che sfuggono, il lato nascosto delle cose, soprattutto mi aiuta a penetrare il mistero di quello che incontro, che si presenta con una sua buccia, con una sua crosta, con una cornice, a volte ingannandomi. Chi crederebbe alla bontà di una noce se si fermasse al gheriglio, o alla bellezza di un bimbo se valutasse dal ventre della mamma?
Qui è in gioco il valore delle nostre conoscenze, sempre parziali, erronee, difettose; e non solo per colpa dell’occhio incapace, ma anche per via della realtà che ha una sua ricchezza insondabile. Ecco lo Spirito Santo è lo scandaglio offerto a noi da Cristo per misurare quello che ci capita, per pesare quelli che incontriamo, per giudicare i nostri atti. Sì perché anche nella conoscenza di sé uno ha bisogno della ‘verità tutta intera’, tanto imperfetto è lo sguardo e approssimativa la lettura.
La verità delle mie intenzioni e dei miei desideri, unita alla verità di ‘pensieri, parole, opere e omissioni’ è quello che mi serve per non delirare. C’è un delirio che emerge dalla mia persona e il guaio è che non me ne rendo neppure conto, perché si è creata una zona di gonfiore che impedisce la lettura: l’incomprensione altrui, il mio accanimento, la meccanicità orami automatica di certe pazzie…
Lo Spirito compie questo secondo prodigio nell’anima mia, se lo lascio fare.
“Vi annuncerà le cose future”, dice Gesù.
Un ultimo compito gli è affidato: annunciarmi il futuro. Procurarmi quello che la psicologia chiama il pre-sentimento, l’avvertenza previa, il sentore di quello che si prepara. Da piccolo avevo la mamma e mi aiutava a decodificare le presenze, i luoghi, gli eventi, aiutandomi alla fiducia o premonendomi sui rischi.
C’è un qualcosa di materno in questa attitudine dello Spirito. Anzitutto perché mi apre al futuro mentre il mio istinto mi farebbe chiudere nel passato, facendomi bastare ciò che è noto. Lo Spirito mi apre al futuro; da solo potrei al massimo vivere guardando indietro, come Ulisse che voleva tornare ad Itaca per ritrovare quanto aveva perduto. Mentre chi si lascia fare dallo Spirito di Dio si mette sul solco di Abramo tutto orientato avanti, tutto pro-iettato, nella più alta ignoranza dei dettagli e delle circostanze. Un’unica certezza: la Provvidenza.
Qui l’alternativa è davvero stretta: o il futuro te lo lasci suggerire dallo Spirito che ti invita alla fiducia oppure te lo lasci disegnare dalle tue paure e vai solo dove il rischio è basso e non ti è chiesto sbilanciamento.
Che pazzia aver passato già metà della mia vita a cercare di conoscere lo Spirito con lo stesso cipiglio di chi vuole conoscere le formule! Lo Spirito più che oggetto di conoscenza è strumento di conoscenza.
Il miope deve ringraziare gli occhiali se riesce a recuperare la vista e godere della bellezza delle cose; non per questo è obbligato a contemplarsi continuamente gli occhiali che pur gli consentono la visione.
padre Fabio, guanelliano