Santissima Trinità
25 Maggio 2013
Lo Spirito maestro di verità
Il brevissimo passo evangelico (Gv 16,12-15), proposto dalla liturgia nella domenica della Trinità, può essere considerato come una finestra, appena socchiusa, ma preziosissima, che ci permette di dare uno sguardo all'interno del mistero di Dio.
Nel passo evangelico, Gesù è l'unico che parla in prima persona, e parla del Padre, di se stesso e dello Spirito.
«Tutto quello che il Padre possiede è mio»: affermazione ardita, che solo Gesù può dire. Affermazione ardita, e tuttavia umilissima. Se il Figlio può dire che tutto ciò che il Padre possiede è suo, è solo perché l'ha ricevuto: l'intima relazione fra il Padre e il Figlio è nell'ordine dell'amore e del dono, non della pretesa e del vanto. La centralità di Gesù, Figlio divenuto uomo, è da sottolineare, se vogliamo capire veramente qualcosa di Dio. Il Padre non è accessibile che al Figlio e nel Figlio. In Lui (concretamente nella sua persona e nella sua esistenza storica, nelle sue opere, nelle sue parole, nella sua obbedienza) Dio ci è venuto vicino, raggiungibile e conoscibile e ha mostrato tutto il suo volto di Padre.
Gesù parla anche dello Spirito, della sua figura e della sua funzione. Lo Spirito guiderà i discepoli alla comprensione di quella verità che ora non sono in grado di portare. Assisterà la comunità nel difficile compito di unire la fedeltà e la novità, la memoria al rinnovamento. Soprattutto viene affermata la sua dipendenza da Gesù.
Si direbbe che lo Spirito riprenda, nel suo venire tra noi, il medesimo atteggiamento assunto dal Figlio, che non è venuto a dire parole sue, né a cercare una gloria propria, ma a raccontare ciò che ha udito dal Padre: allo stesso modo si comporta lo Spirito nei confronti di Gesù: «Mi glorificherà perché prenderà del mio e ve lo manifesterà». Con una precisazione: l'insegnamento dello Spirito è un «guidare verso e dentro la pienezza della verità» (tale il senso dell'espressione greca). Dunque una conoscenza interiore, progressiva, e personale.
Ma è anche detto che lo Spirito rivelerà le cose future. Non significa che lo Spirito ci rivelerà la cronaca dell'avvenire, ma che ci aiuterà a fare una lettura della storia presente alla luce della sua conclusione, cioè alla luce della storia di Gesù, che è lo svelamento del futuro. Se leggessimo la storia chiusi nel presente, dovremmo concludere che l'amore è sconfitto. Daremmo ragione al mondo e torto a Gesù.
Ma se leggiamo la storia alla luce della sua conclusione, cioè alla luce del giudizio di Dio già avvenuto in Gesù, allora possiamo concludere che la carta vincente, anche se ora è smentita e crocifissa, è proprio l'amore.
È vivendo in questo modo, esattamente come è vissuto Gesù, che la comunità cristiana diventa la contropartita terrestre, visibile e leggibile, della Trinità (c. 17).
don Bruno Maggioni