VANGELO DELLA DOMENICA

III-dom-quaresima-anno-c

3ª Domenica del Tempo di Quaresima – anno C
3 Marzo 2013

Ancora un anno

Potrebbe stare in queste due parole la predica di oggi e ci direbbe tutto di Dio. Della vera novitá del Vangelo, che merita essere tramandata nei secoli; perché per altri versi la storia del fico é storia quasi banale, scontatissima. Tolta la preghiera breve del vignaiolo al padrone -“lascialo ancora un anno”- dove starebbe il volto di Dio?
Ricercare i frutti non sarebbe cosí strepitoso; ogni contadino lo chiede alle sue piante. Neppure decidere di tagliarlo dopo la verifica di tre anni sterili é cosa sublime: chi non lo farebbe? Tanto meno appare sconvolgente la decisione di reciderlo qualora anche dopo l’anno di proroga dovesse risultare infecondo; evidentissimo.
Se le parabole sono il modo in cui Gesú ci dipinge suo Padre, potrebbe mai stare in una di queste tensioni il nostro Padre che é nei cieli? Avrebbe il volto scontato di un qualunque uomo dotato di un minimo di testa.
La cosa strepitosa della Parabola del fico, il suo punto di fuga, é un altro: sta nel fatto che a una pianta cosí venga data un’altra possibilitá. Qui si parla di Dio, e questa é la sua firma nella storia. Del fico e nostra. E sei tu quel fico a cui é concessa proroga...

Punto di partenza

Questa volta lo spunto é dato da una provocazione. Gesú sta insegnando.
Ha appena apostrofato i suoi uditori con la parola “ipocriti”. Perché mai? Li coglie in una loro doppiezza colpevole: “vedete le nubi e dite...pioverá; vedete un certo vento e dite...ci sará siccitá”. Che bravi! E ora ditemi: i segni ai quali vi sottopongo ogni giorno da che sono con voi che vi annunciano? Perché non tirate anche qui le conseguenze?
“Ipocriti, sapete valutare il tempo e...questo tempo non sapete valutarlo”.
Quale tempo? Quello di Cristo. Quello del Vangelo. Che tempo é questo qui?
Non se lo lasciano chiedere due volte e rispondono provocatoriamente: “É un tempo assurdo, in cui non siamo liberi, perché Roma comanda su di noi. E anche tu, che non vuoi saperne di lotta armata e di liberazione sei dalla parte dl potere; infatti uno dei tuoi era al soldo dei Romani. Dicci maestro: che colpa avevano quelli che Pilato ha fatto massacrare mentre facevano sacrifici, mischiando il sangue loro con quello degli animali? Che colpa avevano? É giusto un potere cosí? Puoi continuare a difenederlo?”.
Gesú li aiuta a ritrovare il centro della questione. Che non é la colpa, perché neppure erano colpevoli i diociotto morti precipitati sotto la torre. Non cé relazione tra colpa e morte.
Il centro della questione per i Giudei non era molto diverso da quello nostro e da quello di tutte le fasi della storia: chi deve comandare: l’ingiustizia che il potere stia in mano ad alcuni. Mentre per Gesú questa é questione del tutto irrilevante. Volete far fuori i Romani? Altri ne prenderanno il posto e con le stesse leggi: uccidendo, rubando e spadroneggiando.
Per questo la predicazione di Gesú fu ritenuta sovversiva: sosteneva che il punto di soluzione della storia non é “chi” comanda. Sí, ogni giorno si presentano quelli che dicono: “Quando governeremo noi...”. Illusoriamente, dice Cristo.
Per questo chi é di Cristo non desidera dominare e non vive mai in concorrenza con nessuno; per questo chi é di Cristo ha sempre molto poco da dire sulla questione del potere. Sa che quasi sempre quella forza si trasforma in una macchina di morte.
Avete ragione, sembra dire Gesú: la morte di quelli ammazzati da Pilato e la morte di quelli sotto il crollo della torre sono un’assurditá. Ma anche la morte di chi decide di morire é un’assurditá dello stesso peso. Decide di morire chi non si converte, chi non approfitta della dilazione che gli é concessa. L’unica differenza tra quelli morti tragicamente e voi sta nel fatto che essi non ebbero il tempo di convertirsi, ma voi sí.
E racconta la vicenda del fico, a cui é concessa una misericordia scandalosa; perché non dá frutti da tre anni. Cioé: non promette nulla di buono e puntare su una pianta cosí é perdere tempo, speranza vana. La ragionevolezza direbbe: taglia! E difatti il padrone é ragionevole e dce: “Taglialo”. Motivo? Occupa uno spazio utile.

Se no, lo taglierai

Chiara la predica? Lo dicesse il Padre di me: “Taglialo, perché occupa uno spazio utile...”! Ma é qui la novitá del Vangelo. Il Padre non lo dice e il Padre non coincide col padrone della vigna, piuttosto coincide col vignaiolo. E chi é il padrone della vigna? Cioé con chi ‘tratta’ il vignaiolo? Con la morte. É alla morte che quel vignaiolo di mio Padre ogni giorno dice: “lascialo ancora un anno”. Lo metteró nelle circostanze per...
É la morte. Infatti il vignaiolo di mio Padre gli dice: “Se non va...lo taglierai”. Non dice: “Lo taglieró”. Perché Dio é questo: misericordia, solo misericordia, fino in fondo.
A noi oggi é concessa la pazienza di Dio ed é Gesú la pazienza buona del Padre. Naturalmente di fronte alla pazienza indicibile di un altro si puó peccare per difetto o per eccesso, come in ogni cosa della vita.
Per difetto, cioé diffidando: ormai é tardi. Come potró convertirmi ora?
Per eccesso: non oggi, domani...C’é tempo. Dio é buono. Non stringerá il laccio.

Ancora un anno

Poco o molto un anno? Il tempo che Dio ci offre per la conversione che é lo spazio della nostra esistenza non é un tempo breve o un tempo lungo; é un tempo ‘decisivo’ perché é carico di occasioni decisive.
E la dilazione di un anno non dice la sua superficialitá. Dice il suo amore, perché chi ama sa attendere i tempi altrui e vive solo di fiducia accordata, non conosce altri contratti. Sostiene le situazioni incompiute e inadeguate, senza tirargli il collo.
Ci é data in questa Quaresima la verifica della nostra pazienza, come segno che abbiamo saputo capitalizzare qualle di Dio a nostro riguardo.
Anche Dio ci vede inadeguati e incompiuti, eppure...

  padre Fabio, guanelliano