VANGELO DELLA DOMENICA

4-ORDINARIO-ANNO-C4ª Domenica del Tempo Ordinario – anno C
3 Febbraio 2013

 

 

Ma chi ti credi di essere?

Gesú é nella Sinagoga del suo paese, ha appena letto il brano di Isaia che proclamava il Giubileo straordinario del Signore; il suo commento a quel testo é noto:“oggi si realizza questa parola che voi avete udito”. Ed é subito scontro, durissimo: non sapendo entrare nel merito della Parola di Dio, prima reagiscono in modo infantile sbattendogli in faccia il “chi ti credi di essere?” e poi, presi dallo sdegno, lo cacciano dalla sinagoga e lo trascinano sul ciglio del monte per finirlo. Prima la distanza poi la violenza, le tipiche difese di chi non ha argomenti. Motivo della loro reazione é la duplice provocazione di Gesú.

Anzitutto aver annunciato il Giubileo che non prevede retribuzione per il male compiuto e che attua solamente la misericordia, per tutti, senza alcuna distinzione tra amici e nemici; come potevano prescindere dalla loro idea di un Messia vendicatore pensandolo solo buono? D’altra parte: sulla parola di chi? Ma vieni allo scoperto, noi ti conosciamo, sappiamo chi sei e da dove vieni...con che autoritá parli? Come fai a presentarti in linea coi grandi profeti? Con Elia, con Eliseo, ma a chi vuoi farlo credere? Noi ti abbiamo visto bambino...

In secondo luogo la stoccata ai suoi concittadini che avevano chiesto le prove, l’esibizione di qualcuno dei suoi segni: se lo scordino! I segni sono per coloro che credono non per quelli che sfidano. Le richieste che vengono da cuori sinceri Gesú le ascolta e le esaudisce; ma quelle che vengono da diffidenza e doppiezza le ritiene diaboliche. Sentendosi rinfacciare la loro non-fede che avrebbero dovuto fare i paesani? Scontato lo sdegno...

Ma sapete veramente chi sono?

            In fondo non hanno torto: loro sanno chi é, sanno anche di certe voci strane che girano sul parto strano di sua madre. Sanno di Giuseppe, conoscono tutte quelle cose che si conoscono nei mondi piccoli e che fanno barriera. Proprio tu vieni a farci lezioni?

            Il punto é che essi non sanno. O meglio, sanno solo una parte; manca un aspetto ed  é quello che conta: é Figlio di Dio. Eppure siamo nel Vangelo di Luca e, arrivati al capitolo quattro, dovrebbe essergli chiaro che si tratta del Figlio di Dio. Ma questo loro non sapere é paradigmatico, é uno schema: c’é uno scontro all’origine della nostra vita come una fusione di due mondi che é difficile fondere. La carne e lo spirito, li chiama la scrittura; difficile mettere d’accordo ció che nasce dalla carne e ció che nasce dallo spirito. Soprattutto difficile che gli altri possano vedere in me oltre la carne.

            C’é una parte di quello che siamo che é visibile, verificabile, studiabile; ma poi c’é l’intervento di Dio, quello che siamo ‘per grazia’, diranno San Paolo e Lutero.

            Questa é la ragione per cui all’inizio di ogni cammino con Dio, all’origine di ogni chiamata, c’é un dover rompere con quello che si era: patria, lingua, parentela, cultura, abitudini...

            La rotta di collisione tra Gesú e i suoi paesani é simbolo e destino di ogni cammino nella grazia del Signore: difficile percorrerlo se non abbandoni la categorie dell’infanzia e il mondo di tuo padre, la lingua di tua madre e le normali tendenze della tua gente, se non vai in piazza come Francesco d’Assisi e ripudi Pietro di Bernardone tuo padre, riconoscendo che c’é un altro Padre, un’altra nascita, un’altra vita....

            No, voi non sapete proprio chi é. Sará pure il figlio di Maria, di Giuseppe, conoscerete la sua storia e anche certi particolari piccanti, ma lui non é solo quello.

E´nato e cresciuto lí, ma non é nato e cresciuto solo lí: altre nascite e altri incrementi spiegano chi é e come é. Gesú rompe con loro e lo fa quasi provocandoli perché arriva il momento in cui per essere di Dio bisogna smettere di essere ció che gli altri si aspettano da noi.

Nessun uomo é profeta in patria sua

            Uscire e staccarsi come unica radice di vita. Perché la patria sí, protegge e garantisce, ma blocca, limita, é cieca, ostinata, chiusa. Ti blocca lo sviluppo se é l’unica madre che hai. La grazia é la nuova madre di ogni battezzato.

            Come puó reggere un matrimonio se i due sposi non entrano nella nuova via della fiducia reciproca e non escono mai dalle loro famiglie d’origine? Ci sono di quelli che non sono mai usciti...

            Come cresce la vocazione di un sacerdote o di una religiosa se non viene il momento di essere sottratti al gioco di sempre, alle logiche del mondo di prima?

            Per camminare nelle vie di Dio e della grazia bisogna essere contestati e rifiutati? Certo. E siamo solo all’inizio. Perché Gesú ha appena iniziato il suo discorso dicendo che i cieli si sono aperti e ora é misericordia, per tutti. Proprio per tutti.

            Bisognerá farlo parlare ancora: quando dirá loro che non solo i cieli si sono aperti, ma che d’ora in poi non si chiudono piú, che non é un Giubileo ‘ad tempus’ come gli altri, ma che la storia ora é tutta un Giubileo.

            Saremo capaci di annuciare questo Anno Santo che non tramonta e che é la scena in cui siamo posti a vivere? Grazia, grazia per tutti, solo grazia. Ma grazia, non caramelle! E la grazia dá e chiede. E quando chiede, quello é il suo modo nuovo e piú alto di dare.

            Senza illusioni: la storia di Cristo rifiutato in patria e accolto dai pagani non é una storia, peraltro trita, ma é il solco carrabile della storia ormai. Se tenti di uscirne sei fuori pista. Non mettiamo peró l’accento solo su questa incomprensione radicale, buttiamo anche l’occhio sulla perseveranza e la fiducia di chi é chiamato da Dio, come Geremia nella prima lettura di oggi o come lo stesso Gesu che “passando in mezzo a loro, se ne andó”. Verbi lucani -passare e andarsene- che dicono tutta la tenacia di chi si fida di Dio, a dispetto di ogni infantile violenza. Il profeta non é grande perché perseguitato, ma perché crede in Dio. Ci sono tanti imbecilli perseguitati...

           

  padre Fabio, guanelliano