In quel mondo e in questo ambiente venne Luigi Guanella il 19 dicembre 1842 (o, per i documenti civili, il 10 novembre); nono di 13 figli, di cui due preti e due santi da altare: Luigi, appunto, e la sorella Caterina, per la quale furono avviati i processi di beatificazione. Questa era maggiore di un anno e gli fu vicina specialmente a Savogno, collaborando nella scuola e nella carità generosa e aperta a ogni bisogno. I poveri risalivano già ai loro più antichi ricordi d’infanzia, quando si erano divertiti tante volte a pasticciare del fango sulla riva della Rabbiosa e a fame porzioni dicendo: «Così faremo da grandi la minestra per i poveri». In casa Guanella i poveri venivano non di rado e qualche bocca in più che si univa alle già tante dei figli, creava certo qualche ansietà, ma non era mai respinta, anche se le porzioni per tutti diventavano più piccole, troppo piccole.
Altro ricordo che risuonò sempre agli orecchi di Luigi erano le parole del vecchio nonno Tomaso: «Bisogna aver coscienza in tutto e salvar l’anima». II nonno morì che Luigi aveva otto anni. E pa’ Lorenzo, sindaco, risolveva le liti fra i suoi amministrati sentenziando: «Bisogna aver coscienza!». E il figlio Luigi, giunto pure al termine della sua vita, fissava i suoi ricordi d’infanzia con la conclusione un po’ polemica: «E voi altri, del secolo XX di progresso, sapete mettere innanzi criteri uguali o maggiori?».
Fra questi richiami, che tornavano frequentemente a segnare la formazione familiare, scolastica e religiosa, il bambino cresceva sano, vivace, laborioso, anche spericolato; non rifiutava nemmeno le mance che i grandi gli davano per piccoli servizi di pastorello: ma quando se ne accorse pa’ Lorenzo ne ebbe una lezione indimenticata: restituire tutto quel che gli era avanzato, completato, per quel che aveva già speso in piccole ghiottonerie, di tasca del padre. I servizi dovevano essere gratuiti. Del resto la sua coscienza lo difendeva già da pericoli: non capiva e non accettava che qualche compagno mancasse alla scuola per motivi infondati; i compagni evitavano di fare con lui discorsi e allusioni maliziose; anche in seminario ci sarà qualcuno che pensava e parlava di altre intenzioni e interessi, diretti verso altre strade, ma egli andava avanti per la sua strada, quasi senza neppure accorgersi, «perché all’insaputa di altri e di se stesso ruminava altri desideri nel cuore». Ripensandoci, più avanti, ne vedeva le vie della Provvidenza che lo conduceva avanti per una via che solo alla fine avrebbe capito. In questo piano rientravano certi ricordi lontani di vita familiare povera e sacrificata: era venuto durante le vacanze un fratello laico del Collegio Gallio e la famiglia «fu in rammarico in servirlo troppo scarsamente perché mancava il latte per condire la minestra». Quando si dovette preparare l’abito per l’ingresso in collegio di Luigi, il fratello Tomaso portò il conto di lire 13 per compera di stoffa e rimase nel ricordo e nel cuore il commento del padre: «Anche questo: spese sopra spese».
E, fra i ricordi più remoti della prima infanzia, cinque o sei anni, al bambino parve di vedere all’improvviso un vecchietto battergli le mani e chiedergli con gesto di domanda quei pochi dolci che Luigi stava nascondendo per non portarli in chiesa alla Messa grande del Patrono S. Giovanni Battista, a Campodolcino. Rialzò gli occhi dalla catasta di legna e il vecchietto era già scomparso: quanta amarezza gli rimase in cuore per qual mancato dono e per l’infantile atto di egoismo. È di pochi anni dopo il segno di Gualdera: gli parve in un pomeriggio dell’aprile 1852, giorno della prima comunione, che la conca di Gualdera si riempisse di poveri ragazzi, anziani, ammalati e che la Madonna glieli indicasse e affidasse: sogno o fantasticheria infantili, o l’apparire di una Stella che sarebbe ricomparsa ogni tanto sulla sua strada a indicargli il cammino?
Su tutto vegliava comunque, con attenzione e severità, il padre Lorenzo: «ne guardava severo i passi» e valutava che cosa dovesse farsi di questo figliolo che sembrava dovesse seguire una via particolare. «Era venuta la estate, quando Luigi discendeva tutto in sudore con un carico di strame dalla valle così detta di Calcagnolo. II padre smettendo per un momento dalla naturale sua severità disse: Preparati allo studio perché il sig. Prevosto don Bianchi ti ha ottenuto un posto gratuito nel Collegio Gallio. La famiglia se ne rallegro e la sorella Caterina che allora contava dodici anni interrogò: Sarai tu dunque un prete?».