SAN LUIGI GUANELLA
Un anno dopo
Al nocciolo della santità
Dette e scritte tante cose, mi chiedo a un anno di distanza dalla proclamata gloria di don Luigi quale sia il punto. Gli inglesi lo chiamano ‘the heart of the matter’. Noi usiamo l’espressione ‘nocciolo della questione’. Cioè: ridotta all’osso come si potrebbe enucleare la sua avventura spirituale?
Mentre era in vita il suo nome di presentazione fu ‘Servo della Carità’, ora il calendario liturgico lo mette tra i ‘Santi della Carità’; e, detto questo, il nocciolo è svelato: la carità. Don Guanella ha fatto sua la missione della Chiesa che fa perno sulla carità, perché “di tutte è più grande” anche rispetto alla fede e alla speranza.
Senza la carità la fede è cieca e senza la carità non c’è speranza. Né giustizia.
Ma l’uso e l’abuso di questa parola, in ogni campo, hanno spesso ridotto la visuale ritenendo per carità praticamente il far del bene al prossimo. E riferito a don Guanella si sciorina sempre la vecchia storia del bambino che già in età non sospetta faceva col terriccio la minestra per i poveri e l’angusto cliché della sua dedicazione ai disabili, agli anziani e ai ragazzi. Qualche rara volta, solo se si è molto aperti, si spende anche una parola sulla sua passione per le popolazioni senza prete e senza chiesa.
Ridotta a ciò la sua eccellenza nella virtù della carità è abbastanza mortificata e goffa, come uno che volesse far entrare l’acqua del Nilo in una bottiglietta. In questo senso quanto dovremmo rivedere la nostra missione e l’interpretazione del carisma, il quale, per sua natura, chiede di essere approfondito e ampliato non circoscritto e incorniciato!