“NOI POVERI FONDATORI”

beccaro100 anni fa moriva padre Gerardo Beccaro

BREVE NOTA DI UNA SINGOLARE AMICIZIA

di padre Fabio Pallotta

100 anni fa come oggi, il 28 Dicembre 1912 moriva padre Gerardo Beccaro; don Luigi era in America da una settimana e si addolorò molto di non poter partecipare al saluto per un amico vero. Si conoscevano da più di quindici anni e si erano capiti.

“Affezionatissimo come fratello”

Tutta la tradizione carmelitana e la bibliografia disponibile raccontano che, quando padre Gerardo si trovò nella bufera delle calunnie, a tirarlo fuori fu don Guanella, per grazia di Dio. In quelle giornate dure di esilio padre Beccaro dovette lasciare la sua Milano e rifugiarsi al ‘Deserto’, sede della Colonia Agricola per orfani da lui fondata nell’ex Convento carmelitano di Cuasso al Monte, in piena Valceresio, tra Varese e la Svizzera; un paradiso a 800 metri di altezza dentro un parco di oltre 140 ettari.
Di quella dolorosa primavera 1910 resta nei nostri archivi una lettera di don Luigi all’amico carmelitano, piccolo gioiello della letteratura guanelliana, testimone di un’intimità tutta giocata davanti a Dio:

Milano, 11-6-910

M.R.D. Gerardo
E' proprio vero che noi poveri fondatori in ogni giorno e in ogni ora del giorno dobbiamo sopportare le noie ed i tormenti di un lento e tanto più cruccioso martirio. Questo io lo ricordo a me e lo ricordo a Lei perché ne facciamo una ragione della posizione nostra della mia e della sua dacchè ben comprendo quanto il suo bello e buon cuore debba essere compreso da affetto di rammarico vivo.
Se ne rimanga nella cara solitudine del Deserto dove il conforto si trova ben più che nel tumulto del mondo. Migliori le creature innocenti della valle e del monte eremo che le creature delle grandi capitali viventi, nelle quali con uno scarso alito di vita spirituale si respira afoso l'alito putrido della corruzione.
Il Cuore benedetto della Vergine tanto puro quanto addolorato presenti il nostro cuore al Cuore adorabile di Gesù Cristo che alla sua volta illumini e conforti i cuori nostri.
Oremus invicem.
Le sono in Domino.
                  aff.mo come fratello
                  Sac. Luigi Guanella

Don Luigi accompagna l’amico nella sua crisi perché quella crisi è una bestia a lui ben nota, che lo tiene sul ciglio del precipizio da oltre quarant’anni: è un tunnel, dove circola un’aria fetida fatta di ingiurie, diffamazioni, calunnie. Lavoro quasi inutile quello di smontarle perché una volta uscite ti accompagnano sempre, come una seconda pelle, e chiunque ti incontra resta inizialmente a distanza, per studiare se sono fondate o meno prima di scottarsi.
Dai tempi di Savogno, prete novello di tre anni, quelle vigliaccherie mediocri lo tenevano sulla graticola ed aveva imparato a conviverci, anzi a sorriderci e leggerle come un permanente invito alla grazia. Di fatto a padre Gerardo parla di “cruccioso martirio” “in ogni giorno e in ogni ora del giorno”.
Notissima la cura di don Guanella per i preti in crisi e se ne potrebbe scrivere un libro il cui punto centrale potrebbe essere proprio ‘la cura Guanella’, una sorta di terapia per cui a chi è colpito si passa una sola medicina: la fiducia. Don Guanella su quella fa perno anche con padre Gerardo: “comprendo quanto il suo bello e buon cuore” sia toccato sul vivo… e subito il richiamo al cuore “puro e addolorato di Maria” e al cuore adorabile di Gesù. Come a dire: anche loro sanno di queste miserie, parlane con loro! E soprattutto: io credo in te.
Bastava.       

Chi era padre Beccaro?

La famiglia Beccaro era piemontese di Grognardo, in provincia di Alessandria; il nostro fu il sesto di otto figli e gli fu dato nome Giuseppe. Un suo fratello maggiore aveva già preso la via del convento tra i Carmelitani di Concesa, diventando padre Leopoldo Maria; la strada era aperta anche per lui che a quindici anni prese l’abito del Carmelo e a venti professava già i voti solenni assumendo il nuovo nome religioso di Gerardo.
Terminati a Ferrara gli studi e divenuto sacerdote a ventidue anni, nell’Agosto 1868, decise di raggiungere il fratello padre Leopoldo che era missionario in Malabar, regione della penisola indiana nella parte settentrionale del Kerala. In Italia erano anni duri per gli antichi Ordini religiosi poiché le soppressioni napoleoniche prime e poi i provvedimenti anticlericali del 1848 e del 1866 avevano decimato anche la provincia carmelitana di Lombardia.
Per i due fratelli la missione indiana fu breve; già nel 1876, ad acque più tranquille, venivano richiamati in Italia entrambi per ridare forze umane all’antica provincia milanese. Padre Gerardo fu mandato a Piacenza, dove era vescovo mons. Scalabrini, grande estimatore dei Carmelitani che lo aiutò nell’erezione di una nuova Chiesa con annesso convento, dal momento che le antiche proprietà di Santa Teresa e Sant’Anna in Piacenza non erano riscattabili. In sei anni riuscì a far costruire e inaugurare la Chiesa della Madonna del Carmine con il convento a Piacenza; provvide altra Chiesa con relativo convento a Parma; si impegnò per le vocazioni, restaurando allo scopo l’antico convento di Cherasco; finalmente il 14 Aprile 1894 fu eletto superiore della Provincia Lombarda Carmelitana, ricostituita qualche anno prima.
Si apriva la via per riportare a Milano l’ordine carmelitano, assente dalla metropoli lombarda da oltre novant’anni. A Piacenza aveva lasciato un santo Vescovo, a Milano ne incontrava un altro: il cardinal Ferrari, che gli suggerì la zona dell’Arco della Pace al Sempione, allora in pieno sviluppo edilizio e bisognosa di presenze religiose significative, con oltre 40.000 abitanti sotto una sola parrocchia.
Questa coincidenza, storica e geografica, gli permetterà di conoscere don Guanella di cui diventerà confidente, amico, fratello affezionato.

Da Milano al mondo

Padre Beccaro dunque si affaccia a valutare possibilità di sviluppo a Milano nella primavera 1894; all’inizio tenta di acquistare la Chiesa di Sant’Ambrogio ad Nemus con l’annesso Convento nella zona indicata dal Ferrari: da anni vi risiedevano i sacerdoti anziani e malati della Diocesi ambrosiana che, giusto da qualche mese avevano lasciato la struttura per trasferirsi in Corso San Celso ed avevano messo in vendita la proprietà. Chiedevano 160.000 lire, troppe per le tasche del carmelitano che già veniva da anni di spese e di debiti consistenti. Adocchiò dunque un terreno di 11.000 metri quadrati nelle adiacenze e lo comprò per realizzarvi la sua Opera. Ebbe modo di lanciarla già nel Settembre di quell’anno a Torino, durante il Congresso Eucaristico: una Chiesa monumentale dedicata al Corpus Domini e la fondazione di una ‘Santa Lega Eucaristica’ per diffondere l’amore all’Eucaristia. Approfittò pure dell’Esposizione Industriale che si tenne a Milano in quei mesi, da Maggio a Novembre del 1894, per acquistare uno dei grandi padiglioni rimasti invenduti a fine mostra; sarebbe stato la sede della Chiesa provvisoria, in attesa del grande tempio votivo.
Don Guanella, invece, era a Milano già da più di quattro anni ed era in cerca anche lui di una struttura per ampliare le sue opere, iniziate in strutture provvisorie e striminzite; grazie al sacerdote ambrosiano don Michele Bernucca, originario di Pianello del Lario, riuscì a comperare la Casa e la Chiesa di Sant’Ambrogio che il Beccaro non aveva potuto acquistare, con il ridicolo acconto di 3.000 lire sulle 110.000 pattuite per la vendita.  Probabilmente dopo il tentativo andato a vuoto coi Carmelitani, la Casa Ecclesiastica dovette fare una ribassa del prezzo iniziale e don Michele Bernucca che in quei locali gestiva da anni un Oratorio festivo, ne informò don Guanella.
Guanella e Beccaro si trovarono così uno a pochi metri dall’altro; la Provvidenza volle che la Domenica 25 Agosto del 1895 don Guanella inaugurasse Chiesa e Casa appena ristrutturate e cinque giorni dopo, il Venerdì 31 Agosto, padre Beccaro inaugurasse la sua Chiesa provvisoria, giusto in coincidenza col primo giorno del Congresso Eucaristico che quell’anno si teneva a Milano: per entrambi la benedizione del comune amico l’Arcivescovo Ferrari. In quel Congresso milanese il padre Beccaro concesse pure a don Guanella di poter esibire la pubblicità della sua Opera nello spazio espositivo che toccava ai Carmelitani.
Da allora furono amici fraterni, uniti fino alla morte; si ispirarono e si aiutarono reciprocamente ad opere di bene, padre Beccaro con la promozione della sua Lega Eucaristica che don Guanella sposò e diffuse e don Luigi con il suggerimento dell’infanzia abbandonata ed orfana da servire con lo stesso amore del Pane eucaristico.
Diciotto anni di amicizia.  Segnati da generosità e scambi fraterni, sullo stile della vera comunione, per cui quello che è mio è anche tuo, sempre.
Condivisero solidali la difesa del Cardinal Ferrari durante i moti del mondo operaio negli anni 1897-1898 e soprattutto durante la crisi modernista, nelle varie accuse che la stampa locale e nazionale mossero contro l’Arcivescovo.  Col Ferrari avrebbero dovuto condividere entrambi il viaggio in Terra Santa del 1902, ma il padre Beccaro, all’ultimo istante vi dovette rinunciare.
Quando nel 1903 la stampa italiana mise a fuoco ripetutamente la piaga della delinquenza minorile, specie negli agglomerati cittadini, nacque l’idea dell’Ospizio Nazionale dei Piccoli derelitti che fu aperto dal Beccaro l’anno seguente e don Guanella vi regalò tre delle sue religiose a servizio pieno; poi ci fu la tragedia del terremoto di Calabria e Sicilia nell’Ottava del Natale 1908 e l’Ospizio milanese aprì le sue porte ai piccoli orfani di quella sciagura, sempre su consiglio di don Guanella.
Su questo tema dell’educazione di ragazzi e giovani ci fu una reciproca gara di incoraggiamento: don Guanella con le sue Suore gestiva l’asilo di Cuasso al Piano e nella parte superiore di quel comune (Cuasso al Monte) vi era un ex Convento Carmelitano  finito in proprietà ai conti Dandolo e don Guanella suggerì al Beccaro di farselo donare per trasformarlo in Colonia Agricola. Merito del Beccaro fu mettere don Guanella in contatto con don Luigi Ghinelli di Gatteo, conoscenza che poi permise lo sviluppo di una delle nostre opere più significative nel campo dell’educazione.
Anche per l’acquisto dell’ex Convento carmelitano di San Pancrazio a Roma i due furono in dialogo e padre Beccaro agevolò ogni trattativa per il suo amico lombardo che cercava una sede stabile per le sue Suore nella capitale. Così pure si passarono consigli e maestranze per le due Chiese in costruzione: il Corpus Domini a Milano e San Giuseppe a Porta Trionfale in Roma. Ippolito Marchetti conte di Montestrutto, il pittore Eugenio Cisterna, il capomastro Luciano Bosisio furono amici e collaboratori dell’uno e dell’altro
Molte delle cosiddette ‘Dame di carità’, collaboratrici di padre Beccaro che facevano parte del Comitato Pro derelitti entrarono a far parte anche dei Benefattori e collaboratori delle Opere guanelliane, come Adele Colombo, Carlotta Parravicini Stanga e soprattutto Maddalena Albini Crosta, a ulteriore prova della grande fluidità di intesa e di sostegno che correva tra i due fondatori.
Anche la cerchia di amici era condivisa: don Orione, mons. Scalabrini, il card. Ferrari, don Ghinelli, padre Antomelli…un ponte di carità senza gelosie e senza competizioni, appoggiandosi reciprocamente per l’unico Disegno.

La prova

Padre Gerardo fu accompagnato abbastanza presto dalla disgrazia delle chiacchiere; dopo un primo periodo di gloria legato alle varie realizzazioni che lo imposero all’attenzione della scena cittadina e regionale, iniziò già verso il 1907 una sottile campagna diffamatoria su tutti i fronti, da quello amministrativo a quello morale.
In una seduta del Comitato ‘Pro derelitti’ il 4 Novembre 1908, accennando alla persecuzione in atto contro di lui, dichiarò di volersi “ritirare in un cantuccio”, come recita il verbale d’adunanza. Praticamente si dimetteva. Ma era presente don Guanella perché i comuni amici lo avevano preavvisato di quel pericolo e così don Luigi diede il suo appoggio pieno: avrebbe sostenuto a qualunque costo l’Opera dei derelitti, fosse pure risponderne in prima persona, negli aspetti economici e giudiziari.
Toccante e per noi profetica la testimonianza disinteressata di Clemente Barbieri, primo collaboratore e biografo di padre Beccaro:

“La partecipazione del venerato don Luigi Guanella a quella adunanza voleva essere un segno di conforto e d’incoraggiamento. Il cuore grande di questo insigne apostolo di carità non poteva vedere e sentire l’amarezza di Padre Gerardo senza trovarsi spinto ad andargli incontro e sostenerlo.
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a tanto tempo si conoscevano essi; da tanto tempo si consultavano e si sostentavano a vicenda, infervorandosi nel bene, da tanto tempo pregavano l’uno per l’altro perché il Signore secondasse le loro opere.
Se ora l’ombra calava era il fratello che doveva prodigarsi in aiuto del fratello; e gettandosi l’uno nelle braccia dell’altra nel trasporto della loro carità, dirsi che al di sopra degli uomini c’è Dio; e che nelle vicissitudini e lieti e tristi è sempre la mano di Dio che guida pel maggior bene di tutti; e unire cuore a cuore in confortante fusione d’affetto, in mutuo soccorso ad accrescersi vigore, a comunicarsi la gioia di sentirsi vicine le consolazioni del Signore.
Padre Gerardo tenne sempre in grande venerazione don Luigi Guanella, perché ne conobbe la bontà e ne intuì la grandezza; ma nelle ore grigie in che venne ad  incontrarsi, fu in lui che versò le ansie del suo cuore ed a lui che chiese soccorso di preghiera.
Ricordo di averlo alcune volte accompagnato a Sant’Ambrogio ad Nemus, all’Istituto San Gaetano, ove don Guanella aveva in quei giorni dimora, e ricordo anche i loro colloqui.
Ma soprattutto ricordo che, lasciatili soli, come due anime in Dio, vedevo Padre Gerardo tornare da quegli incontri, che non erano brevi, come trasfigurato in volto e rifatto in vigore di conforto.
La Luce scendeva allora a quelle anime grandi; e con la luce l’ardore di operare; e con l’ardore l’accettazione del soffrire…
…Don Luigi Guanella. Caro e benedetto e venerato benefattore!
Egli sta nella dolorosa vicenda degli avvenimenti che turbarono la serena attività di Padre Gerardo come il fratello degno, che si profuse in affetto ed in soccorso e che, elevando a Dio, seppe al di sopra di tante amarezze affrancare il cuore grande di lui nel bene e accompagnarlo fra tanti dolori a compiere la sua opera…”

“Non poteva vedere e sentire l’amarezza di Padre Gerardo senza trovarsi spinto ad andargli incontro e sostenerlo”. Senza saperlo Clemente Barbieri aveva colto nel segno quasi letterale il cuore della spiritualità guanelliana che recita, secondo le parole di don Guanella: “Un cuore cristiano che vede e che sente non può passare davanti alle indigenze del misero senza soccorrervi”. C’è la missione guanelliana in tre verbi: vedere, sentire, soccorrere.

10 lire

La fine di Padre Gerardo avvenne in circostanze repentine; a fine Dicembre del 1912 si trovava a Roma sia per svernare, data la sua salute minacciata, sia per assistere suo fratello Innocenzo, gravemente malato, che poi morì il giorno di Natale. Si trattenne ancora a Roma perché il 28 Dicembre il Papa Pio X lo avrebbe ricevuto in udienza; sperava d’incontrare il Vicario di Cristo…lo aspettava Cristo stesso: mentre si avviava per il Vaticano, ebbe un malore sula strada e fu inutile portarlo immediatamente nella Casa generalizia dell’Ordine. Morì quello stesso giorno. Funerali doppi, tripli, quadrupli: a Santa Teresa di Roma, a Milano, ad Acqui, a Grognardo…dove fu sepolto.
L’amico don Luigi si trovava oltre oceano. Ne soffrì la morte, le circostanze e la distanza incolmabile. Celebrò per lui dall’America e venne sul sepolcro del Beccaro qualche mese dopo. Nel lontano Aprile 1895 il fondatore Carmelitano, quando erano all’inizio della loro amicizia, aveva mandato un’offerta di dieci lire a don Guanella, scrivendo: “Dono ai Poveri perché spero di ricevere dalla Provvidenza”.
Ricevette qualcosa di più che dieci lire.

Arca, 28 Dicembre 2012