mons bacciariniEra il 10 Febbraio di cento anni fa. Giusto cento, 1912.
Aurelio Bacciarini, giovane prete da pochi anni entrato nelle fila dei guanelliani, era stato destinato a Roma dal suo Superiore, don Luigi Guanella, per essere il primo parroco della Chiesa di San Giuseppe a Porta Trionfale appena costruita. Era ‘la prima parrocchia guanelliana’ in tutti i sensi.

E si trattava di Roma, a quattrocento metri dal Vaticano: una fiducia immensa.

         Don Aurelio lascia Como per Roma, ma la sua mèta non è il Trionfale; ha deciso di abbandonare la Congregazione per cercare qualcosa di più tra le mura della Trappa, all’Abbazia delle tre Fontane, sulla Laurentina. In quello spazio sacro la cristianità venerava uno degli eventi centrali della sua storia: la decapitazione dell’apostolo Paolo il 29 Giugno dell’anno 67 d.C.

IL SOGNO ANTICO

         Don Aurelio da sempre aveva pensato alla sua vita sacerdotale in modo radicale e non si sarebbe mai accontentato di livelli mediocri. In fondo la mediocrità, fra tante maledizioni, porta con sé almeno un regalo: la garanzia della pace, perché i mediocri non conoscono scatti di pensieri, di affetti, di risoluzioni… La mediocrità non conosce nulla di superiore a se stesso; ma don Aurelio era un vero talento di uomo e di sacerdote, così che non faticava a riconoscere il genio che lo superava, fosse esso don Guanella, per seguire il quale aveva lasciato ogni cosa, o fosse altro… Sapeva annusare il meglio e ci si lanciava ogni volta a costo di qualunque rinuncia.

         La radicalità aveva guidato fino a quel momento i suoi passi: staccarsi dalla sua casa di Lavertezzo per il seminario; lasciare la sua parrocchia di Arzo a mezza montagna del Mendrisiotto per andare padre spirituale nel Seminario di Pollegio; uscire dalla sua Diocesi per entrare tra i figli di don Guanella…sempre col chiodo fisso: cercare il più.

         Un’idea dominava le altre: ritrovare trasparenza, una voglia di ripulirsi che sapeva di espiazione e alla quale la vita della Trappa offriva la cornice giusta. Ne aveva anche parlato con don Guanella, ma ovviamente aveva trovato muro invalicabile: figurarsi! Come lasciar andare don Aurelio?

         Forse la decisione definitiva era scattata durante gli ultimi esercizi spirituali, dai Passionisti di Caravate, nel Novembre del 1911; anche in Svizzera esistevano monasteri dei Cistercensi dell’Antica Osservanza, detti ‘Trappisti’; aveva sentito della loro vita…

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